Nella cultura giapponese, e per l’esattezza secondo la visione shintoista, un kami è uno spirito oggetto di venerazione. Queste “essenze”, che possono essere anche divinità, sono associate a momenti importanti di passaggio (esiste ad esempio il kami della fertilità), ad elementi della natura (come l’acqua, il fuoco…), ad animali… si dice ne esistano addirittura 300 diverse tipologie.
In questi giorni, le cose possono farsi complicate.
Non tutti siamo tanto fortunati da essere felici in famiglia, non tutti riusciamo a far fronte efficacemente al vuoto che l’assenza delle nostre occupazioni ha lasciato e non tutti riusciamo ad essere costruttivi. Si tratta di portare ancora un po’ di pazienza: dopotutto, se ognuno di noi farà la sua parte, questo periodo potrebbe anche durare un po’ di meno.
All’interno delle nostre case, però, ci sono loro, i nostri kami. Vegliano su di noi, ci amano come hanno sempre fatto, sono avidi di noi e molto felici del nostro inaspettato essere ancora più presenti, accanto a loro.
I nostri compagni animali, che abbiano piume o pelo non ha alcuna importanza, sono i nostri spiriti protettori. Si prendono cura di noi e ci proteggono dal nemico più insidioso: noi stessi.
Una mente disordinata, sottoposta oltretutto ad un forte stress, può diventare molto sofferente. Ecco che una coccola, un cinguettio, un miagolio od un naso umido, possono diventare come la bacchetta di un maestro Zen vergata con forza sul pavimento.
“La realtà è qui fuori: guardami, accarezzami. La realtà è che ti voglio bene. Non restare dentro di te, non farti travolgere dai tuoi pensieri”.
Siate grati al vostro piccolo kami e, se volete, dedicate un pensiero a tutti gli esseri senzienti che stanno soffrendo e che non potete aiutare.
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