Golden Exits

Golden Exits

Si tratta di un film del 2017 che, stranamente, non ha una traduzione del titolo in italiano. È forse una pellicola passata un po’ in sordina, che non ha riscosso grande attenzione, ma che ho trovato significativa. Scelgo quindi di parlarne un po’ e mi sento di consigliarvene la visione. Si può trovare a noleggio online, senza troppa fatica: è una buona occasione per una serata a casa, a proteggersi dai primi freddi.

Non occorre svelare troppo della trama e questa non è una vera recensione cinematografica, compito per il quale tra l’altro non sarei preparato. Il lungometraggio parla delle vicende di alcune persone, che si trovano a condividere qualche momento insieme, senza particolari drammi o colpi di scena. L’intreccio di personaggi che si genera è quasi banale: esseri umani, nella loro vita quotidiana e nel loro quotidiano affrontare gli altri e se stessi.

Ciascuno di loro, anche se ad un primo sguardo può risultare “buono” o “cattivo”, in realtà renderà palese con il tempo la comune (è di tutti) spiccata attitudine ad inseguire il proprio piacere. Banalità, si potrà affermare. L’originalità del lavoro risiede però in una sfumatura forse non immediatamente evidente: la ricerca del piacere non avverrà direttamente dirigendosi verso questo, ma sbattendo contro le sbarre della gabbia che, nel corso degli anni o dei decenni, ciascuno ha costruito per sé, influenzato da tutto ciò che è immaginabile possa influenzare un essere umano.

Ecco allora personaggi auto-definirsi in un certo modo e quindi comportarsi di conseguenza, agendo come se la propria esistenza fosse già inquadrata e scritta, come se le proprie scelte fossero molto limitate, appartenenti tutte ad un orizzonte ristretto. In una parola: coerente.

Coerenza è un sostantivo che penso possa, almeno in parte, parlare di questo film. Si tratta di un termine in apparenza attraente: affermare, magari non solo a parole, di essere una persona coerente può offrire agli altri impressione di solidità, di concretezza. Divenire schiavi della propria coerenza è però pericoloso: significa che per essere coerenti con l’immagine di noi che abbiamo edificato potremmo rinunciare a qualcosa di importante.

Che cosa è il piacere per noi? Quanto il nostro piacere è importante e quanto lo confondiamo con la felicità? Nei rapporti con gli altri quanto teniamo in considerazione l’altro e quanto invece lo stiamo utilizzando per ricavarne del piacere?

Sono interrogativi tutt’altro che facili e possono mettere in discussione fin nel profondo il nostro agire.

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