La vita in una stanza

La vita in una stanza

Certo, siamo bravi, responsabili e restiamo chiusi in casa. Sappiamo che facendo così, riducendo gli spostamenti al minimo necessario, riducendo anche il minimo necessario al suo minimo, possiamo essere d’aiuto e ridurre il contagio. Ma quanto possiamo reggere?

Lì fuori la primavera esplode, letteralmente. Forse è la stessa primavera che abbiamo passato l’anno scorso, domenica dopo domenica, nei centri commerciali. Però adesso che non possiamo più averlo, che non possiamo più darlo per scontato, ci manca il profumo dell’erba, ci manca l’aria, ci mancano i fiori. Ci manca una cosa semplice come passeggiare.

Quello che sta accadendo ci sta insegnando molto, ad un prezzo altissimo. Facciamo in modo prima di tutto di conoscere ciò che ci manca. Non basta dire “mi sento ansioso”, “mi sento triste” o “mi sento impazzire” per rispondere a questo interrogativo. Serve uno sforzo in più.

Arrivate in fondo, al nocciolo della questione. Che cosa davvero vi manca? L’abbraccio di vostra madre, di vostro padre? Fare due passi con un amico? Vedere il vostro cane correre? farlo voi stessi?

Siate precisi, siate meticolosi. Se volete, provate a scrivere ciò che sul serio sentite esservi stato strappato.

Usate questo tempo per capire cosa è davvero importante per voi. Aspettate, giorno dopo giorno, che i veli che vi impediscono di vedere chiaramente la vostra vita si sollevino. Arrivate fino in fondo, sfruttate tutto il tempo di questa costrizione.

Una volta finito tutto, non ritornate alla vostra vita di prima. Tornate alla vostra lista. E non dimenticatela: quelle sono le cose che, tolto il rumore di fondo, sono davvero importanti per voi.

Photo by Grant on Unsplash

Rispondi